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Genova, il bombardamento del 22 ottobre 1942… di Angela Valle

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Ott 25, 2021

Ciao Pirati dei Ratti!!!

Continuano i racconti della signora Angela Valle!

Questo racconto quanto l’ho letto al nonno Ettore gli è venuta la PELLE DI GALLINA, come dice lui… e ha ricordato quei giorni di guerra passati ad Orero.

Buona lettura P.

Il bombardamento del 22 ottobre 1942

In queste mie memorie ritorno spesso alla tragica notte del 22 ottobre 1942 e qualcuno mi criticherà, ma io ribatto che in quella notte venne cancellato un secolo e mezzo della storia di Genova Centro: infatti, Salita della Misericordia, con le sue casette incastrate l’una con l’altra, era stata costruita tra la fine del 1700 e i primi dell’800 quindi, in un istante, furono cancellati 150 anni di storia! Maledetta guerra!

Comunque, tornando per l’ennesima volta a quella terribile notte, era una sera come le altre, con le sirene che laceravano l’aria con le loro grida di preallarme ai quali peraltro eravamo abituati e così, come le altre sere, prima di coricarci, abbiamo sistemato i nostri abiti ognuno sulla propria sedia, in modo tale che, in caso di allarme aereo, avremmo potuto infilarli con facilità e velocità, anche in mancanza di luce elettrica, come spesso succedeva.Infatti, di lì a poco, le sirene suonarono l’allarme aereo e noi ci scapicollammo giù dal letto, ci vestimmo alla meno peggio e ci mettemmo a correre verso l’unica galleria che però si trovava molto lontano, in Piazza Corvetto.

Percorremmo, sempre di corsa, Salita della Misericordia, Via Ugo Foscolo (oggi quel tratto si chiama Via Carcassi), Via S.S. Giacomo e Filippo e finalmente arrivammo alla galleria, sotto un cielo pieno di “bengala” che illuminavano tutto a giorno e sotto le prime bombe che cominciavano a cadere.

Centinaia di persone si spintonavano per entrare in fretta in galleria e la scena era apocalittica, da bolgia dantesca: la gente si portava dietro di tutto, ma un megafono continuava imperterrito a ripetere “non portate gli sgabelli”. Un ragazzo accanto a me ebbe voglia di ridere e di gridare, parodiando la frase: “non gabellate i portelli!”. L’unica nota allegra in quell’inferno.

Quando finalmente riuscimmo ad entrare in galleria, ci aspettava però un altro grosso spavento. Infatti, dai due lati, ossia dai due ingressi, vennero fatte cadere le paratie d’acqua che dovevano servire contro i gas asfissianti e fu tutto un unico urlo di panico di quell’umanità disgraziata. Ma non erano i gas bensì una spessa polvere e puzza di bruciato che prendeva la gola e il respiro, generata dalle bombe dirompenti e incendiarie.Infine, dopo circa due ore, l’allarme cessò e mamma, papà ed io ci incamminammo stancamente verso casa, anelando di riposarci almeno un po’ ma, quando arrivammo in cima a Salita della Misericordia, ci fermammo impietriti: la nostra casa, assieme a tutte le altre casette di quella via, era crollata. Non ce n’era più una in piedi: avevano ancora quasi tutte i muri maestri diritti, ma dentro erano svuotate!Nessuno di noi tre pianse in quel momento, eravamo insensibili a tutto…e meno male!

Ed infine una domandina alla quale nessuno ha mai saputo o voluto rispondere in modo chiaro, esauriente e convincente: in questa Seconda Guerra Mondiale, perché gli anglo-americani non si sono limitati ai continui bombardamenti a tappeto delle “fortezze volanti” che hanno distrutto mezza Europa, ma si sono anche voluti “divertire” con i mitragliamenti sui poveri cittadini inermi, compresi donne e bambini, anche quando questi correvano nelle gallerie e nei rifugi?Io questa guerra l’ho vissuta tutta a Genova (città Medaglia d’oro della Resistenza), giorno dopo giorno, per tutti i cinque lunghi anni di fame e di paura, l’ho vissuta in prima persona e posso assicurare che, dal 1942 al 1943, assieme ad altre persone, sono stata mitragliata due volte: la prima quando, per via di un allarme aereo, mi sono quasi buttata dal carro-bestiame carico di disgraziati che tentavano di sfollare.

Fuggivamo per la campagna in cerca di un riparo qualsiasi mentre gli aerei dei “liberatori” ci inseguivano mitragliandoci!La seconda volta fu in Piazza Boselli (oggi Via Boselli) nel quartiere di Albaro, quando il mitragliamento fu davvero violento e peggiore dell’altro. Infatti gli aerei mitragliatori si abbassavano molto per colpirci, mentre noi scappavamo verso il rifugio che era però lontano, si trattava precisamente della galleria del Lido.

Ricordo di avere avuto tanta paura. Anzi terrore, tanto che ad un certo punto, in mezzo ai proiettili che facevano saltare i sassi, mi sono buttata a terra e non volevo più saperne di alzarmi. Se non fosse stato per i miei genitori che mi strattonarono via, sarei sicuramente morta là, ma non ce l’hanno fatta e sono ancora qui, vecchissima ma lucida.Non ho mai saputo se durante quel terribile mitragliamento con sottofondo di esplosioni di bombe dirompenti e incendiarie, qualcuno sia rimasto ferito o morto. So soltanto che i mitragliamenti in una guerra come quella, erano assolutamente inutili, specialmente se fatti su cittadini inermi.

E allora? Li hanno fatti per esercitazione su bersagli viventi o per divertimento ?!Non lo sapremo mai.Comunque, anche se questi miei ricordi personali dell’ultima grande guerra non sono importanti, costituiscono però un minuscolo tassello di piccola storia nella grande Storia, un tassello che ha il pregio di essere vero e sincero, dalla prima all’ultima parola.

Ormai, nel 2011, siamo rimasti ben pochi protagonisti della Seconda Guerra Mondiale e ben pochi sono lucidi. So che la Storia la scrivono i vincitori ma vorrei che passasse ai posteri anche un po’ di un’altra verità. Una verità che comprende l’assenza assoluta di un qualsiasi aiuto ai poveri sinistrati da parte di chicchessia: Stato, Istituzioni, Enti Pubblici e Privati, raccolta pubblica e privata di denaro eccetera…

La televisione non esisteva ancora e quindi ben poco risalto veniva dato a tutto quell’orrore.
A noi sinistrati non c’era assolutamente nessuno che desse una mano: dovevamo arrangiarci da soli, senza neanche la pietà degli altri perché tutti avevano di che piangere, ovunque fossero: infatti il mondo intero era sconvolto e le frontiere chiuse, quindi non c’era neppure la possibilità di fare gli emigranti o i profughi.Ora, per lo meno e per fortuna, per i terremotati e gli alluvionati (i sinistrati di oggi), l’aiuto c’è: vengono infatti allestite centinaia di tendopoli con aria condizionata e centinaia di vagoni-letto con cucina annessa e con all’interno tutto ciò che può servire in una casa. Senza contare che vengono messi a loro disposizione edifici non pericolanti e appartamenti sfitti da poter abitare subito. Il tutto naturalmente sempre gratis.

Purtroppo la vera futura abitazione verrà loro assegnata in tempi molto lontani ma, almeno nell’immediato, non sono lasciati soli nella sventura.Noi, invece, poveri sinistrati della Seconda Guerra Mondiale, non abbiamo avuto niente di tutto questo…

Ed inoltre mio padre non riuscì ad ottenere neppure quel pugnetto di denaro che il Governo elargì alla fine del conflitto ad ogni famiglia sinistrata quale risarcimento (si fa per dire), dei gravi danni subiti, perché si sentì dire che il suo negozio era un’oreficeria!

Sì, era stata un’oreficeria, ma ora era soltanto un buco semidistrutto dalle bombe anglo-americane e poi svuotato dagli sciacalli, forse italiani.

Nessuno oggi può immaginare cosa voglia dire “aiutarsi veramente da soli”: la Seconda Guerra Mondiale è stata la più grande catastrofe mai avvenuta sulla terra. Ed io c’ero!!!

Ringraziamo il sito amezena.net per l’autorizzazione all’utilizzo di alcune delle foto inserite.

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